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^- 193 ^SS- — «Idea» ed «essenza» nel linguaggio di Platone suonan lo stesso: tali sono l’essenze, le idee del bello, del giusto, del retto, dell’onesto, ecc.; essenze che, secondo Platone, hanno il lor essere da quella, che non debbe il suo essere che dalla necessitá di sua natura, cioè Iddio. Talora però tali essenze non molto dissomigliano dalle «emanazioni» pitagoriche, e dalle «fulguraziohi» leibniziane.

vv. 237-8— «Artefice del meglio» fu detto Iddio da Timeo di Locri.

V. 273 sgg. — Dalle sensazioni de’ colori, dalla regolaritá delle forme e dal movimento variamente modificato germogliano le prime idee del Bello visibile. Akenside nel suo poema /piaceri della immaginazione^ da me fatto italiano l’anno 1763, e perciò bisognoso di quella matura riforma, alla quale ho giá posto mano, ne fa un’assai elegante descrizione, non iscostandosi dalle belle tracce segnate dall’Addison nello Spettatore.

II

INNI E ODI

III. Musica direttrice del costume. — Al v. 3 annota il Carducci: «’ Iddea ’ leggo con una ediz. bodoniana di queste odi su la musica, fatta nel 1792; e ’dea’ la chiama piú volte il p. in fin dell’ode. Le altre edizz. hanno ’ idea ’» .

V. 6 — Nobile allegoria di Parmenide nel principio del poema Sulla natura delle cose, conservatoci da Sesto Empirico, illustrata piú largamente da Platone nel Fedro.

V. 26 sgg. — L’arcobaleno è una visibile immagine musicale. Il Newton ha dimostrato che gli spazi relativi de’ sette colori primigèni hanno la stessa proporzione che i sette intervalli diatonici della musica. Un sottilissimo antinewtoniano francese, procedendo da altro principio, immaginò un clavicembalo ottico, che poi ci venne accuratamente descritto dal valoroso professor Tellemann. In Francia, e di poi in Italia, ne fu eseguita con buon successo l’idea; e, comechè un accademico di Berlino estimò non potere ciò riuscire molto dilettevole, persone fornite d’occhi sani e di giusto orecchio attestano d’aver provata una sensazione egualmente piacevole in quella de’ suoni che nella musica dei colori (vedi Newton, Opera; Castel, Optigue des couleurs).

V. 36 — Platone dalle leggi de’ suoni quelle derivò, che, nella forma dell’ottima repubblica attemperando ogni ordine di cittadini, formavano come un semplice concento; e prescrisse doversi moderare le facoltá dell’animo colla stessa proporzione colla quale l’ ima, la media e la somma corda si rispondevano nella cetra. Ma Tolomeo, sottilizzando sul platonico imaginamento, ne amplificò i rispetti ; poiché, non contento di assomigliare