Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/18

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vi introduzione

o ’53, le storielle ivi comprese, avevan rallegrato molti anni della vita all’autore. E forse appunto parte della sua vita rivedeva lí dentro in mezzo alla vita intera dell’altra gente. Già delle Facetiæ si trovan tracce nelle Epistole; o se ne raccontano, come la 138 (Epist. III. 8), o se ne fa in qualche modo la storia (Epist. VIII, 4, 35; IX, 1, 14; X, 17, 22); ma ove mostrasi la fantasia beffarda e derisoria del Poggio, la smania del novellare lascivo e turpe, la bizzarra voluttà dell’osceno ridicolo, è nelle diatribe contro i nemici. Basterebbe citar per tutte le avventure infernali che addebita al Valla, ove l’odio sprezzante non può concepir niente di più salace. E siccome egli prende inspirazioni da leggende popolaresche, da tradizioni vaganti, e sin dagli antichi, cosí la materia delle Facetiæ si andava accumulando e svolgendo nel suo spirito quasi per continua penetrazione. Probabilmente i giocondi ritrovi del Bugiale furon le cause esteriori che indussero alla raccolta; ma la causa intima è da cercarsi nel carattere stesso, nell’indole medesima del Poggio, temperato alle malizie e alle depravazioni del tempo, conoscitore profondo delle sfere ecclesiastiche e amatore delle letture piacevoli. Alcuni han cercato e cercan tuttora le fonti e i rapporti delle Facetiæ; fatica egregia, che può mostrar lunghezza di ricerche e finezza di raffronti; ma che servono appena a stabilire il corso di alcune novelline popolari o aneddoti tradizionali. Tuttavia, il rifar la storia de’ bons mots, risalendo agli Apotegmi di Cesare, alle Piacevolezze di Cicerone, agli Scherzi di Caio Melisso, anzi andando piú in su presso i Greci e i Persi, come fa il Lenfant, ci par troppo. Originali invece sono i ritrovamenti comparativi di Pietro Toldo, il quale (cooperando alle numerose ricer-