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80 ludovico settala

quanto pestifera, lo mostrò Senofonte, quando disse: «Io non penso, che il prencipe possa possedere ricchezze piú buone e piú oneste della virtú, della giustizia e della fede». Per tanto non veggo come possano essere iscusati coloro che hanno ardire di dire, che per ragion di stato il buon prencipe, dove si interessi l’utilitá sua o il ben publico, possa mancar di parola, e con finte promesse ancor giurate ingannar non solo l’inimico, ma anco l’amico; non potendovi esser utilitá, dove l’onestá e la virtú non è congiunta. Onde gli ateniesi non accettarono per buona la proposta di Temistocle di abbrugiare l’armata de’ lacedemoni, dicendo, che non essendo ciò onesto, né anco utile poteva essere. E chi ciò non tiene per vero, dice Cicerone nel terzo Degli uffici, non potrá mai esser uomo da bene. Ma che si doverá dunque credere d’un prencipe, che coll’integritá della vita e con la fede deve agli altri soprastare? Odasi quello, che Tucidide nel quarto ne scrisse: «L’inganno in tutti è cosa brutta, ma a quelli, che son posti in maggior dignitá, è bruttissima; anzi, — disse, — è piú brutta, che l’aperta violenza: perché, — soggiunse, — la violenza si fa in vigor della potenza, che ha concessa la fortuna; ma gl’inganni, e le frodi vengono dall’insidie d’ingiusto proposito». Però con Silio Italico si può gridare

Ne rumpite foedera pacis,
nec regnis post ferte fidem.

Perché se il prencipe si trova legato di fede, e con giuramento al nimico, potrá forsi romper quel nodo, per dar luogo all’interesse? Per certo doverá conservarlo stretto, per non offender mentendo la propria dignitá e la coscienza. Onde noi veggiamo che i romani, che di senno non furono punto inferiori ai greci, ma di religione e pietá e di valore eziandio nell’armi di gran lunga gli avanzarono, ebbero in tanto onore sempre la veritá e il servar la fede promessa, e tanto aborrirono i tradimenti, che per non macchiarla non guardarono di posporle mai la propria utilitá. Esempio ne sia la lettera scritta dal senato a Pirro re digli epiroti, nella quale l’avvisano del tradimento di Nicia