Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/101

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molle persone, ch’egli aveva nome Aloadin, ed era Maomettano, e avea fatto far in una bella valle, serrata fra due monti altissimi, un bellissimo giardino con tutti i frutti, e arbori, che aveva saputo ritrovare, e d’intorno a quello diversi, e varj palagi, e casamenti adornati di lavori d’oro^ e ni pitture, e fornimenti tutti di seta. Quivi per alcuni piccioli canaletti, che rispondevano in diverse parti di questi palagi, si vedeva correr vino, latte, e mele, e acqua chiarissima, e vi avea posto ad abitar donzelle leggiadre, e belle, che sapean cantar, e sonar d’ogui istrumento, e ballar, e soprattutto ammaestrate a far tutte le carezze, e lusinghe a gli uomini, che si possili’ immaginare. Queste donzelle benissimo vestite d’oro, e di seta si vedean andar solazzando di continuo per il giardino, e per i palagi: perchè quelle femmine, che là attendevano, stavan serrate, e non si vedevano mai fuori all’aria. Or questo vecchio avea fabbricato questo palagio per questa causa, che avendo detto Macometto, che quelli, che facevano la sua volontà anderiano nel paradiso, dove troverian tutte le delizie, e piaceri del mondo, e donne bellissime, con fiumi di latte, e mele,, lui voleva dar ad intendere, ch’ egli fosse profeta, e compagno di Macometto, e potesse far andar nel detto paradiso, chi egli voleva. Non j>oteva alcun entrare in questo giardino, perchè alia bocca della valle vi era fatto un castello fortissimo, e inespugnabile, e per una strada segreta, si poteva andare dentro. Nella sua corte, detto vecchio teneva giovani da 12 fino ai 20 anni, che li pareva essere disposti alle armi,, e audaci,, e valenti -degli abitanti in quelle montague,, e ogni giorno gli predicava di questo giardino di Macometto ^ e come lui poteva fargli andar dentro; e quando li pareva, faceva dar una bevanda a dieci, o dodici de’ detti giovani, che gli addormentava e come mezzi morti, li faceva portar in diverse camere de’ detti palagi e quivi come si risvegliavano, vedevan tutte le sopraddette cose ^ e a ciascuno le donzelle eran’intorno j cantando,, sonando ^ e facendo tutte le carezze , e solazzi che si sapevan’irnaginare,, dandoli cibi e vini delicatissimi j di sorte che quelli imbriacati da tanti piaceri ^ e dalli fìumicelli di latte e vino che vedevano^ pensavano ceriissimamente essere in paradiso, e non s’ averian mài voluto partire.