Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/147

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45Le tue perpetue favole
orno di dolci incanti,
tesso allo schiavo i manti,
ma non conosco il re.

voce del foco

(vulcanus)

Spiro nel grembo all’aere,
50ardo alla terra in seno.
Movo gli eterni pelaghi,
nel tuo pensier baleno;
e forse in piú terribile
liamma me stesso ascondo;
55forse la vita e il mondo
da quella fiamma usci.
Le virtú mie non penetra
possanza di vivente,
raggio mortai di mente
60non numera i miei di.
S’io cominciato ho l’Essere,
se finirollo io mai,
perché mi chiedi, o spirito,
tu, che di te non sai?
65Ignoto è ciò che termina,
ciò che comincia è ignoto:
segui, movente e moto,
né investigar di piú.
Ciò, dopo attriti i carceri,
70sará palese all’alma,
se dalla spenta salma
vivo balzar puoi tu.