Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/204

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ste. Questo io posso protestare per semplice amore di verità, che dalla lunga consuetudine avuta col Pezzoli, e usando egli comunicarmi fino a’ più intimi de’ suoi pensieri, non mai mi fu dato cagione a presumere che ne’ suoi sermoni avesse mirato a ritrarre piuttosto altra che altra persona, bene che, com’è proprio di ogni scrittore che intenda comporre secondo natura, ricavasse dall’osservazione continua i materiali alle sue descrizioni.

E così veniva finalmente il Pezzoli in nobili e acclamati lavori svolgendo il germe degli studii fatti, e versando la bile concetta nell’animo insofferente. Fu circa a questo tempo ch’io lo conobbi; e il disgusto in lui radicato, oltrechè della vita, dell’esercizio medesimo di quelle arti che la consolano, mi fu subito palese in un sonetto che lo trovai intento a comporre una mattina in cui recato erami a visitarlo. Ecco il principio:


Finchè t’arridon la salute e gli anni,
   Datti bel tempo e lisciati la pelle:
   Luïgi, credi a me, che sgualdrinelle
   Sono le muse, e Apollo un barbagianni.


E chi mirava alla fisonomia onde pronunziava quei versi, e li raffrontava a tutto il resto ch’egli compose, accorgevasi bene esser essi qualche cosa di più che non sogliono le usate semplicità de’ poeti, i quali, simili agl’innamorati, quanto più ne sono presi, e tanto più parlano leggermente delle loro belle, e presumono d’esser creduti.