Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/281

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Reginaldario pescando l’indomani tra le commendatizie, rimastegli tutte nel portafogli, ne trovò una che parevagli dovesse fare a proposito. Entrato nella società di una signora amabile e nota, non durerà fatica a sapere quel tanto gli occorre della sconosciuta. Dunque alla casa di quella signora. Ci va, è ricevuto, presenta la lettera... che? Si trova a fronte appunto di quella. Non più veli, non più ghirlande. L’acconciatura domestica; omai al misterioso silenzio e all’allegro calpestio succede il piacevole e gentil conversare. Ma il signor N. alla cui sposa l’amico mi voleva indirizzato? — Da tre anni mi lasciò vedova. — Reginaldario ne seppe abbastanza, da indi a tre mesi v’ebbe un convito di nozze, e si videro appiccati ai canti delle strade alcuni sonetti. La deliberazione di Reginaldario diede molto che dire; siccome però egli non aveva fatte molte conoscenze, non ebbe la briga di rispondere a molti. Seco stesso l’aveva discorsa così: senza che io ci badassi misi il cuore a tre prove; non c’è guisa di amore che in me non fosse eccitato dalla vista di questa donna. Ho cominciato alla petrarchesca in una chiesa; mi sono sentito quindi infiammare come dal più al meno tutti i poveri mondani; veduta ch’io l’ebbi in sua casa mi parve che potesse farmi felice. Nell’ore fantastiche le getterò intorno quel velo che me la rese a principio sì cara, invocherò il silenzio e le tenebre per venerarla come cosa sacra; co’ fiori intrecciati