Pagina:Prose e poesie (Carrer) II.djvu/153

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Un tremore m’invade, se il muro
     Che t’alberga da lunge affiguro:
     Ah qual forza il mio piede rattien!
Al mio orecchio gradevole è il nome
     Dell’ancella che fulve ha le chiome,
     48E a’ tuoi cenni sollecita vien.

Se tra i balli passandomi a lato
     Un tuo velo mi veggo lanciato,
     Se un tuo guanto m’è dato raccor,
Alle labbra tremante l’appresso,
     E coprirlo di baci non cesso,
     54Di que’ baci ove stemprasi il cor.

Se il tuo braccio al mio braccio sopponi,
     E per via meco scherzi o ragioni,
     Sotto a’ piedi mi fugge il sentier.
Se alla mensa ti seggo vicino,
     Manna il cibo, m’è nettare il vino,
     60Parmi in ciel tra’ beati seder.

Ma se mai ti son fatto sì presso
     Che respiri il respiro tuo stesso,
     Sento un fiero desio di morir.
Ah! tal sempre la vita mi scorra:
     Se tu m’ami, ogni gente m’abborra;
     66Se tu m’ami, so tutto soffrir.