Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/322

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più rispettabili di que’ primi, in quanto la loro sentenza, sebbene incompleta, si fonda sopra solida base, ch’è la natura umana, ed ha una parte di verità incontrastabile. Ciò che in essi vi ha di difettoso circa il giudicare sta espresso nel detto di quell’antico pittore: olà ciabattino, non più là della scarpa! E se fosse pure invenzione di qualche bell’ingegno, vale più assai quella frase di un lungo trattato. I grandi artisti fecero sempre un gran caso del giudizio pronunziato dagl’idioti intorno alle opere loro, cosi ne avessero fatto meno di quel de’ pedanti! L’Italia, non foss’altro, avrebbe forse in cambio della Conquistata un poema da competere colla Liberata. La grande virtù di chi voglia far proprio vantaggio delle osservazioni degl’idioti sta in ciò, di avvertire alla relazione che ci ha tra la persona e l’oggetto che le si presenta. Manca all’idiota la facoltà del generalizzare, ma per quanto si riferisce alle sensazioni individuali, esse sono in lui bene spesso assai più vivaci che negli altri, e può renderne conto più distintamente, se non con parole, col linguaggio efficacissimo del pianto, del riso, delle mutazioni del volto, e di tutte quell’altre foggie di manifestare l’animo interno anteriori ad ogni civile congregamento.

Sono per ultimo quelli che, non ignari delle opere precedute e delle osservazioni fatte intorno all’arte, e quantunque atti a paragonare le proprie colle altrui sensazioni, per trarne norme