Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/332

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sto aforismo di un bravo uomo de’ nostri tempi suppone però sempre le cognizioni necessarie a ben intendere, nè vuole che a chi non ha letto in tutta sua vita che i drammi del Metastasio sia conceduto licenza di pronunziare giudizio intorno a qualche luogo della Divina Commedia. A certi cibi occorrono stomachi proporzionatamente robusti ed esercitati che possano digerirli. Oltre a questo è da notare che anche il nostro bravo uomo intendeva necessarie a proferire giudizio le tre letture. Quante ne fanno ordinariamente quelli che chiamano oscuro tutto quello che non intendono? Sarebbe rarissimo il caso che, al solo sapere essere la composizione lavoro di tale o tal altro scrittore, la giudicassero oscura, prima ancora di avervi messo l’occhio sopra? C’è ragione a supporre che questo accada, tutte le volte almeno nelle quali prima ancora di aver attinta la prima parola, intuonano quasi fra denti quella loro antifona: purchè s’intenda! purchè non sia una delle sue solite!

Ma lasciamo alquanto stare le generalità, e vediamo se ci siano alcune ragioni da assegnare pro e contro agli scrittori ai quali è data comunemente taccia d’oscuri. Non saprei negare primieramente che fra quelli ai quali il genio, l’abitudine, o la necessità mettono fra mano la penna, non siano più che troppi coloro, il cui discorso farebbe giustificata l’orribile definizione di esso data da uno de’ più singolari e più fu-