Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/334

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no, per tal altro sia capo, e così del contrario. Al quale proposito mi è piaciuto moltissimo ciò ch’ebbi a leggere intorno alla forza delle parole in un critico de’ nostri tempi. Non ci ha, diceva egli, due cervelli di ascoltatori o di lettori pei quali una stessa parola abbia il medesimo significato. Prendete pure le parole di significazione più certa, e più universalmente intesa. Prendete la voce oro, a cagion d’esempio. Qual solennità non ha essa del tutto opposta, chi voglia ascoltarla in persona di un usuraio, o chi invece di uno scialacquatore? Qual concomitanza d’idee affatto opposte non sarà dessa per risvegliare? E ciò che dicesi della differenza fra persona e persona, deve ragionevolmente essere inteso anche fra secolo e secolo, fra nazione e nazione. A tutto questo dovrebbe por mente chi scrive, ed accoppiare per quanto è possibile, al significato corrente delle parole, per cui possano essere ricevute nella giusta loro misura dalla generazione che vive, il loro presumibile significato futuro per cui possano giugnere meno languide e deformate alle generazioni avvenire. Queste e molte altre cose possono esser dette a chi scrive, ma ne vogliono esser dette in egual quantità anche a chi legge.

È ella poi una bella giustizia ch’ove lo scrittore si gratta la zucca, e si rode l’unghia a cercare come meglio dar veste e colore ai proprii concetti, il lettore possa giudicarne sopra pen-