Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/341

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singolare non s’intende esser mostro; ma una tempera più squisita d’animo e di fibre non può forse ingentilire questa generale tendenza all’imitazione, e guidarla per vie tutt’affatto particolari? E, ad ogni modo, a provare l’impenetrabilità d’un corpo, che monta il tenerlo lontano da quello che potrebbe penetrarvi? Quegli che, vedendo le prove di chi lo avea preceduto, esclamava: e anch’io sono pittore! non mostrava di ricevere nel più interno dell’anima la impressione più gagliarda a riceversi da quella vista? E tuttavia avrebbe lasciato mai sospettare che non altro sarebbe riuscito che un gramo imitatore, dato ancora che il tempo gli fosse mancato ad illustrare, come fece, il suo nome con lavori immortali? C’è chi soggiugne che, potendo rampollare in due menti le medesime idee a proposito di un soggetto medesimo, quegli che avesse preventivamente veduto l’opera altrui si asterrebbe dal metter fuori parte del proprio concetto, per tema di non comparire imitatore. Rispondo che ciò farà chi non abbia la coscienza della propria originalità in tutto il resto, valevole a redimerlo dalla taccia di plagio che, per una qualche rassomiglianza di particolari, gli venisse apposta da chi, non sapendo cssere aquila a volare, è sempre rana a gracchiare. Ma chi vuol dar retta alle rane? Appena l’ozioso che non sa come meglio passare il suo tempo, o il fantastico che mentre parli di ra-