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Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/348

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IX.

ARTE E MESTIERE.

Un tessitore, in una città non gran fatto lontana da questa nostra, venne chiamato da un tale, a cui occorrevano de’ fazzoletti, perchè gliene facesse non so che dozzine. Disse il tessitore, uomo piuttosto semplice, come udirete: e quanto a’ disegni, che campione me ne dà la signoria vostra? A cui l’altro: fate al solito; siano i quadri più o meno grandi di questo (e traeva di tasca un suo fazzoletto), ciò poco importa. Qui il buon uomo non fece che crollare il capo, e soggiugnere: la vuol duuque che io lavori di fantasia? — Da questa risposta appariva che in quel momento il tessitore pensasse del suo mestiere come fosse arte.

Ad un giovane, che per certo suo impeto fanciullesco erasi dato a recitare tragedie all’improvviso, sopra temi che gli venivano proposti sul fatto, un vivente letterato, poeta, prosatore, filologo, comico, romanziere, e avvezzo tutta la vita ad improntare i proprii lavori sull’altrui stampo, ebbe a dire: nulla avervi di più meccanico di quegli improvvisi; stante che, poste tre o quattro passioni generali, in una delle quali deve necessariamente concorrere l’argomento di qualsivoglia tragedia, altro non rimaneva a fare all’im-