Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/356

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questo non fosse torneremmo alle goffe pitture de’ santi e de’ paladini del basso tempo, a’ quali si faceva uscir dalla bocca il rotolo colla leggenda. I sublime di un pensiero, di una frase non potrebbe riporsi in ciò solo, che le idee sottintese soverchiassero per numero e per importanza le dichiarate? Non potrebbesi dire che il principale diletto che si prova nel leggere un libro, nel contemplare una tavola, nell’ascoltare una musica, siano appunto le molte idee che in noi si risvegliano quasi in appendice a quelle indicate nell’opera distintamente? Egli è allora che l’attività, sia dell’animo, sia dell’intelletto, posta iu piacevole movimento, allarga i confini del quadro che si tiene davanti, e trova in esso compreso ciò che è da noi desiderato, o che l’immaginazione e il sentimento sono abili a collocarvi; l’amor proprio, si pronto ad ingannarsi, attribuisce a sè stesso la creazione di quegli oggetti e di quelle sensazioni, che più contentano il nostro cuore, quando il merito tutto di una tale creazione è dovuto all’artista, che ha saputo in noi suscitare con alcune idee principali, e che potrebbonsi chiamare generative, un gran numero d’altre idee secondarie e derivate.

Senza voler dimorare fra i quadri o fra i libri, aggiratevi pure pei crocchi ad ascoltare chi possiede in maggior grado l’invidiabile dote di parlatore abbondante. Udite una narrazione che vi venga fatta. Quando non sappia egli accorta-