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Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/359

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tuni che così rimangono imbrodolati dalle lodi che loro vengono addosso traboccate, che men deplorabile avrebbe fatta la lor condizione chi avesse lasciato libero il varco al dilagare della censura. Argomento che troppo provi egli è come non provasse nulla, dicono i logici; e può dirsi similmente, una troppa lode viene a perdere ogni efficacia, e per poco non può scambiarsi colla più severa censura.

Egli si richiede bensì una certa dose d’ingegno in chi ascolta, o legge, o considera, affinchè il sottinteso ottenga il suo effetto. È una vera disperazione l’imbattersi in certi tali che, ad ogni mezza idea non del tutto espressa, ti ficcano un tanto d’occhi nel viso e stanno li a bocca aperta, come conchiglie, aspettando che loro sia fatta piana ogni cosa. Quanto non è mai dolce lo scontrare chi tosto afferra la finezza di una distinzione, chi coglie il vero punto ove va a ferire un’allusione; chi dal contrario il contrario, da una estremità l’estremità opposta sa tostamente dedurre! V’hanno tali a cui sono soverchie le parole, quando un girar d’occhi, un crollare di capo, una lieve alzatina di spalle dà loro ad intendere un milione di cose. Quanto poi agli scrittori, quelli che possiedono l’arte bellissima di comprendere in un’idea espressa moltissime altre idee sottintese, sono essi quelli che più agevolmente di ogni altro vincono le difficoltà che ci hanno da secolo a secolo, dacche ogni se-