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258 il morgante maggiore.

58 Disse il Pagano: Or donde hai tu saputo
     Chi tenga del mio cor le chiavi e ’l freno?
     Sappi che molte volte m’ha veduto
     Gittar più cavalier morti al terreno,
     E mai però di me non gli è incresciuto;
     Ma pur per compiacerli nondimeno,
     S’io gli credessi dar sollazzo e festa,
     Di te, poltron, gli manderei la testa.

59 Rispose Orlando: E’ fia più bel presente
     La tua, gigante, ch’è maggiore assai;
     Oltre veggiam come sarai valente,
     E quel ch’a Chiariella manderai;
     E Durlindana alzò subitamente,
     Dicendo: Or Macometto chiamerai;
     E diègli un colpo in su la destra spalla,
     Che ’l fier gigante in qua e ’n là traballa;

60 E fece lo spallaccio sfavillare,
     Ma pure al taglio della spada resse;
     E ’l Saracin si volle vendicare,
     E par ch’un gran fendente al conte desse.
     Orlando collo scudo vuol parare;
     Ma la pesante spada e dura il fesse,
     E due parte ne fe, se ’l dir non erra,
     E l’una delle due balzava in terra.

61 Orlando per grand’ira l’altra getta,
     E battella al gigante nel mostaccio;
     Poi Durlindana in pugno si rassetta,
     E trasse un colpo al Saracino al braccio,
     Che benchè l’arme assai fussi perfetta,
     Parve che fussi di cera o di ghiaccio:
     E ’l braccio gli tagliò presso alla mano,
     Tal ch’un gran mugghio metteva il Pagano.

62 E la spada e la man vide cadere,
     E cadde per dolor giù dell’alfana,
     E disse: Io mi t’arrendo, ch’è dovere,
     Ch’io veggo ogni speranza in Macon vana;
     Per grazia, non per merto, cavaliere,
     Dimmi se se’ della legge cristiana,
     Poi che tu m’hai così condotto a morte,
     Ch’io non trovai Pagan mai tanto forte.