38 Rinaldo alla visiera pose a quello,
E fece fuor balzar tante faville,
Che tante mai non ne fe Mongibello;
Are’ quel colpo gittati giù mille;
L’elmo rimbomba, e ’ntronava il cervello;
E sanza fare al testo altre postille,
Marsilio rovinò giù dell’arcione,
E fu pur sogno il suo, non visione.
39 E disse: Dimmi, per la tua leanza,
Chi tu se’, cavalier, per cortesia,
Chè mai più vidi ad uom7 tanta possanza.
Disse Rinaldo: Per la testa mia,
Io tel dirò, perch’io non ho dottanza,8
Non guarderò s’io sono in Pagania;
Sarà quel ch’esser può, franco Pagano,
Sappi che ’l signor son da Montalbano.
40 Ed alzò la visiera dell’elmetto,
Per dimostrar che non avea paura;
Disse il Pagano allor: Per Macometto,
Ogni suo sforzo in te mostrò natura.
Dicea Rinaldo: E questo è Ricciardetto;
Andiam cercando la nostra ventura;
Questo è Terigi d’Orlando scudieri,
E questo è il nostro famoso Ulivieri.
41 Marsilio guarda questi compagnoni;
Disse: Voi siete così travisati,
Voi mi pareste quattro ragazzoni;
Non vi conobbi, in modo siete armati:
Ben posson sicuri ir questi campioni;
E’ ci sarà degli altri arreticati,
Che rimarranno a questa rete, stimo:
Dimmi s’io son, Rinaldo, stato il primo.
42 Disse Rinaldo: Il primo per mia fe’,
Da poi che tu domandi, io ti rispondo;
E stato è buon principio un tanto re;
Ma qualcun altro ancor sarà il secondo:
Or se tu vuoi il caval ch’io non ti die’,
Perchè tanto il tuo nome suona al mondo
Io tel darò, magnanima corona;
E poi soggiunse: E l’arme e la persona.