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280 | il morgante maggiore. |
73 Nostro signor si chiama il re Vergante,
Più crudele uom che forse al mondo sia;
Non crede in Cristo, e meno in Trivicante:
Questo ribaldo per sua tirannia
Le nostre figlie ha tolte tutte quante
Per isforzarle, e noi cacciati via;
Ed ogni dì fa dare aspro martire
A quelle che non voglion consentire.
74 Rinaldo gli dispiacque tal matera,
Partissi, e seguitò la sua giornata,
E lascia il barbassor che si dispera
Con l’altra gente così sconsolata:
Alla città s’appressa in su la sera,
Verso la porta la briglia ha girata,
E disse: Andiamo a veder questo fatto;
Forse che far si potrebbe un bel tratto.
75 Giunti alla terra, a un oste n’andorno,
Che tutto pien si mostrava d’affanno;
Della cagion del fatto domandorno:
Costui contò del lor signor lo ’nganno;
Tanto che tutti si maravigliorno
Come sofferto sia questo tiranno:
Venne la cena, e furono onorati,
E’ lor cavalli e’ lor ben governati.
76 Parve a Rinaldo l’oste un uom da bene,
E ’ncrebbeli, sentendo, una sua figlia
Il re Vergante ha tolta a forza, e tiene;
E diceva: Oste, sare’ maraviglia
S’io dessi al re Vergante tante pene,
Ch’al popol tutto asciugassi le ciglia?
E cominciava l’oste a confortare;
Com’io dirò nel seguente cantare.
NOTE.
12. folletto. Diminutivo di folle; il qual viene dal latino follis (mantice) : «ob inanitates ventosi follis» dice il Cuiacio. Da questo si fece il verbo folleo, nel significato di inflor follis instar; o per similitudine li stultus fio. Il Monosini però cava questa voce folle dal greco φαῦλος; altri la traggono dal provenzale; pur tuttavolta la origine assegnata a cotal voce