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canto primo. 13

59 Così farai tu ancor, Morgante mio;
     E chi s’emenda, è scritto nel Vangelo,
     Che maggior festa fa d’un solo Iddio,
     Che di novantanove altri su in cielo:
     Io ti conforto ch’ogni tuo disio
     Rivolga a quel Signor con giusto zelo,
     Chè tu sarai felice in sempiterno,
     Ch’eri perduto e dannato all'inferno.

60 E grande onore a Morgante faceva
     L’abate, e molti dì si son posati.
     Un giorno, come ad Orlando piaceva,
     A spasso in qua ed in là si sono andati;
     L’abate in una camera sua aveva
     Molte armadure e certi archi appiccati.
     Morgante gliene piacque un che ne vede,
     Onde e’ sel cinse, bench'oprar nol crede.

61 Avea quel luogo d’acqua carestia.
     Orlando disse come buon fratello:
     Morgante, vo’ che di piacer ti sia
     Andar per l’acqua; ond'e’ rispose a quello:
     Comanda ciò che vuoi, chè fatto fia:
     E posesi in ispalla un gran tinello
     Ed avviossi là verso una fonte,
     Dove solea ber sempre appiè del monte.

62 Giunto alla fonte, sente un gran fracasso
     Di subito venir per la foresta.
     Una saetta cavò del turcasso,
     Posela all’arco, ed alzava la testa:
     Ecco apparire una gran gregge al passo
     Di porci, e vanno con molta tempesta,
     E arrivorno alla fontana appunto,
     Donde il gigante è da lor sopraggiunto.

63 Morgante alla ventura a un saetta,
     Appunto nell’orecchio lo ’ncarnava;
     Dall’altro lato passò la verretta,
     Onde il cinghial giù morto gambettava:
     Un altro, quasi per farne vendetta,
     Addosso al gran gigante irato andava;
     E perchè e’ giunse troppo tosto al varco,
     Non fu Morgante a tempo a trar coll’arco.