22 Ed ordinossi un convito sì magno,
Che simil forse non fu ancor veduto.
Disse Rinaldo al suo caro compagno:
O Ulivier, qui bisogna il tuo aiuto.
Vadiane Persia e ciò ch’io ci guadagno,
Fa che tu abbi a tutto provveduto;
E vo’ che di tua man serva costei
Per lo mio amor, com’io per te farei.
23 E s’io ti fe’ mai gentilezza alcuna
Di Forisena e di Meridiana,
Fa’ che qui cosa non manchi nessuna,
Da onorar questa gentil Pagana.
Disse Ulivier: Così va la fortuna;
Cércati d’altro amante, Luciana;
Da me sarai d’ogni cosa servito.
Ed ordinò di subito il convito.
24 Furno al convito le vivande tutte
Che si potevon dare in quel paese,
Con preziosi vin, confetti e frutte;
Furonvi tutte le dame cortese
Della città, nè creder le più brutte:
E sempre di sua man servì il marchese,
Massime Antea con molta riverenzia,
Di coppa, di coltello e di credenzia.
25 Fatto il convito, vennon molti suoni,
Acciò che meno il giorno lor rincresca,
Trombe e trombette, e nacchere e busoni,
Cembolo e staffa2 e cemmamelle3 in tresca,
Corni, tambur, cornamuse e sveglioni,4
E molt’altri stormenti alla moresca,
Liuti e arpe, e chitarre e salteri,
Buffoni e giuochi, e infiniti piaceri.
26 Così passorno il giorno con gran festa:
Ma poi che ’l sole in Granata s’accosta,
La gentil donna con voce modesta
Disse, che al tutto tornare è disposta,
Benchè tal dipartenza gli è molesta,
Al gran Soldan ch’aspetta la risposta:
E ’l terzo dì, come promesso avea,
Essere armata in sul campo dicea.