72 Riscontrò Ulivier la damigella,
E ruppe la sua lancia, e non la mosse,
Nè piegò pure un dito in sulla sella;
Ma in sullo scudo in modo lui percosse,
Che cadde per virtù della donzella,
E bisognoe che prigione suo fosse;
E Ricciardetto gli fe compagnia,
Acciò che gl’increscessi men la via.
73 E ’nverso il padiglion furno avviati;
Rinaldo si ridea del suo fratello,
Orlando gli dicea: Pe’ tuoi peccati
Credo tu abbi perduto il cervello;
Ma que’ che son di sopra coronati,
Ben ti serbano a tempo il tuo flagello.
Rinaldo, ch’avea il cor dato in diposito,
Non rispondeva ad Orlando a proposito.
74 Per la qual cosa Orlando è insuperbito,
E disse: Io giuro pel nostro Gesù,
Che se ’l peccato tuo non è punito,
In qualche modo io piglierò virtù
Di levarti da giuoco e da partito,
Chè con Antea non giostrerrai più tu,
Ch’io gli darò la morte in tua presenzia,
Per darti parte di tua penitenzia.
75 E disse: Antea, se vuoi, piglia del campo,
Chè fia cagion del tuo morir Rinaldo,
Ch’io ti farò sentir, s’io non inciampo,
D’altro per certo che d’amor pur caldo.
Disse la dama: Non c’è ignuno scampo,
Se fussi, Orlando, più ch’un muro saldo,
Io ti farò cader per tuo dispetto;
Così ti sfido, e così ti prometto.
76 Orlando con grand’ira il destrier volse,
E va sbuffando che pareva un toro;
Così del campo la fanciulla tolse,
Poi si voltò, che non fe ignun dimoro:
Sopra lo scudo del buon conte colse,
Credendo dargli il suo sezzo martoro;
Ruppe la lancia, e non si mosse il muro,
Come avea detto, tanto è forte e duro.