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canto decimosettimo. 365

79 Io te ne priego per quella virtute,
     Che tu donasti all’Angel Gabriello,
     Venendo annunziar nostra salute,
     Che tu mi guidi dove è il mio fratello;
     E perch’io vo per vie non conosciute,
     Come a Tobia mi manda Raffaello,
     Che m’accompagni insin che me lo ’nsegni,
     S’e’ prieghi miei di grazia in te son degni.

80 Per l’amor che portasti al nostro Adamo,
     Pel sacrificio che Abram già ti fe;
     Per ogni profezia che noi leggiamo,
     Pel tuo Davidde e pel tuo Moisè;
     Per quella croce onde salvati siamo;
     Pel tuo Jacobbe antico, e per Noè;
     Pel lamento che fece Geremia;
     Per Giovacchin, Joseffo, e Zaccheria;

81 Pe’ miracoli già che tu facesti,
     Concedi tanta grazia a’ tuoi fedeli,
     Che dove è il mio cugin mi manifesti;
     Io te ne priego pe’ santi Vangeli.
     In questo par ch’una voce si desti
     Molto soave, che parea da’ cieli,
     Dicendo: Al tuo camin va ritto e saldo,
     Chè sano e salvo troverrai Rinaldo.

82 E troverrai il caval ch’egli ha smarrito,
     E ch’egli arà acquistato un gran gigante.
     Poi fu subito un lampo disparito,
     Che prima agli occhi gli apparve davante.
     Orlando sopra il caval fu salito,
     E ringraziava le potenzie sante;
     E la fanciulla e Terigi trovava,
     Che poco a lui dinanzi cavalcava.

83 Usciron della selva, e capitorno
     A una gran città, che il re Falcone
     Signoreggiava, ed all’oste smontorno,
     Ch’apparecchiava certa colezione;
     E due donzelli in questo vi passorno;
     Quella fanciulla a sua consolazione
     All’uscio corse, per voler vedegli,
     E l’un di lor la prese pe’ capegli.