154 Ognuno a questa impresa s’accordava.
Gan, come questo sentiva il fellone
Subito verso Pontieri arrancava,
E fe’ da Montalban levar Grifone,
E quanto può la sua terra afforzava;
Carlo giugnendo con Calavrione,
Sentì che ’l traditor di Gano è drento,
E che faceva gran provvedimento.
155 Con tutta questa gente vi pose oste,
Da ogni porta una parte ne caccia;
E piglion tutti i pian, montagne e coste,
Ognun il traditor pigliar minaccia:
E stanno tutti co’ cani alle poste,
Ognun vuol questa lepre, ognun la traccia,
E sanno dove ell’è posta a giacere,
E non si curan pertica o levriere.
156 Lasciam costoro intorno, e in mezzo Gano;
Rinaldo nostro séguita il suo corso,
E per fortuna in un paese strano
S’avvide il padron suo ch’era trascorso;
E disse: Malcondotti un giorno siàno,
E’ ci convien pigliare o ’l graffio o ’l morso:
Noi ci troviam sotto il segno di Marte,
Dove val poco del nocchier qui l’arte.
157 O ci bisogna correr per perduti,
O ci bisogna afferrar questo porto;
Se noi surgiam, come noi siam veduti,
Ècci un signor, ch’ognun si può dir morto:
Non credo di natura si rimuti,
Vive di ratto e di rapina a torto,
Di naufragi e d’ogni cosa trista,
E chiamasi per nome l’Arpalista.
158 Quella città si chiama Saliscaglia;
Di sopra alla città sta in un castello
Donne, che son tutte use ire in battaglia,
E stanno tutte al servigio di quello;
Come quelle Amazzóne veston maglia,
Son per natura coperte di vello,
Pilose, setolute, strane e brutte,
Ma molto fiere per combatter tutte.