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212 il morgante maggiore.

14 Ed ordinò gran popol saracino
     Il re Marsilio e per terra e per mare;
     Ma ritornato il savio Bianciardino,
     Cominciò questa impresa a sconfortare;
     E seppe insino a’ tempi di Pipino
     Tante cose a Marsilio ricordare,
     Che gli mostrò la guerra assai dubbiosa,
     E consigliollo alfin di stare in posa.

15 Era pur savio il re Marsilione,
     E molto a Bianciardin prestava fede;
     E raffreddossi, intese le ragione,
     E scrisse ’Antea che ’l tempo nol concede;
     Ch’avea da Carlo Man buona intenzione:
     E così Bianciardin diceva e crede
     Che in piccol tempo sua Corona magna
     Farà la pace, e renderà la Spagna.

16 Aveva Carlo la Spagna racquistata,
     Per coronarne il suo nipote e conte,
     E di tutta Aragona e di Granata:
     E Ferrau morto era già in sul ponte:
     Ma perchè questa è cosa assai vulgata,
     E tante lunghe istorie ne son conte,
     Ritorneremo alla reina Antea,
     Che di nuovo a Marsilio rescrivea.

17 Ma poi che in mezzo di tutto il consilio
     Aperte e lette le lettere furno,
     Fu la risposta fatta da Marsilio,
     Che teneva e di piombo e di coturno;
     E molto piacque a tutto il suo concilio,
     E disse come Diomede a Turno,
     Che si pentiva del tempo passato,
     Chè poco aveva con Carlo acquistato.

18 Iscrisse adunque la reina a Gano,
     Che dovessi aguzzar tutti i suoi ferri,
     E come il re Marsilio spera invano,
     E Bianciardin gli par di lunga l’erri,
     Che rendessi la Spagna Carlo Mano,
     E mostragli per datter men che cerri:
     Che il confortassi a dargli aiuto e presto,
     Che il tempo accomodato proprio è questo.