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228 il morgante maggiore.

94 A poco a poco questa filastroccola
     Questi giganti tabaccava, e sdrucciola;
     E quel fantin, come chi spesso smoccola,
     Si vede or sì or no come la lucciola;
     Sicche comincia a girar lor la coccola,
     Chè non parea che gli stimi una succiola;
     Ed ognun ride a veder questa chiappola,
     Quantunque ancor non s’intenda la trappola.

95 Hai tu veduto il can colla cornacchia,
     Come spesso beffato indarno corre?
     Ella si posa, e poi si lieva e gracchia;
     Così costor non si poteano apporre:
     Dunque Malgigi ne trarrà la macchia;
     Ed ogni volta che gli volean porre
     Le mani addosso, egli spariva, o sguizza,
     Tal che i giganti scoppion per la stizza.

96 Ma come Antea questo vide di botto,
     Fra suo cor disse: Que’ giganti matti
     Non intendon l’inganno che v’è sotto:
     Questo è di Malagigi de’ suoi tratti,
     Che certo il mio disegno m’arà rotto.
     Intanto colui pur facea certi atti;
     E per tentargli nella pazienzia,
     Le chiappe squadernò, con reverenzia.

97 Guarda se vuole il Marguttin la baia:
     E’ va lor tra le gambe per dispetto,
     Impronto più ch’una mosca culaia.
     Ecco apparire intanto un bel boschetto,
     Tondo, impaniato com'un'uccellaia,
     Non falsa illusion, ma con effetto:
     Le frasche natural, la pania, e ’l vischio,
     E la civetta, e gli schiamazzi, e ’l fischio.

98 Il gigantin nel boschetto si tuffa,
     Come il tordo talvolta o altro uccello;
     Poi gli dileggia, e fa coppino e struffa,
     E faceva con bocca e con l’anello:
     Questi giganti, irati per la buffa,
     Come sparvier si chiuson drieto a quello;
     E in qua ed in là pel boschetto si volsono,
     Tanto che tutte le frasche raccolsono.