149 E rimandò di nuovo imbasciadore
In Francia a Carlo a ritentar la pace,
E dir che Bianciardin non fece errore
Del suo partir, ma la cagion si tace:
E mandò Falseron uom di gran core,
Prudente, e molto nel parlare audace;
Giunse a Parigi, e fu dinanzi a Carlo,
E cominciò in tal modo a salutarlo.
150 Quello Dio grande che ciascuno adora,
Il qual fe’ le sustanzie separate
Che volgon sopra noi questi segni ora,
Salvi e mantenga l’alta maestate
Di Carlo Magno, e chi suo scettro onora,
Orlando e gli altri, in gran felicitate:
Marsilione il mio signor, ti manda
Salute, e molto ti si raccomanda.
151 La cagion perchè a te m’ha qui mandato,
Serenissimo erede di Pipino,
Dal qual tu non se’ già degenerato;
È perch’e’ crede che il re Bianciardino
Nel suo partir ti lasciassi ammirato,
Che così presto si misse a cammino,
E non ti fece la ragion capace,
Mentre ch’egli era in sul bel della pace.
152 Or nota, imperator, come discreto:
Bianciardin si partì per buon rispetto;
Ma non importa or dir questo segreto,
Che parrebbe disforme al nostro effetto;
Basta che ancor tu ne sarai ben lieto,
E tutto a luogo e tempo ti fia detto:
Sai ch’ogni cosa vuol principio e norma,
Accordar la materia con la forma.
153 Ma questo un’altra volta, com’io dissi,
Sarà con altra tuba manifesto;
Però non pensar più perchè e’ partissi,
Ch’un dì ti sarà poi chiosato il testo.
Tant’è, ch’io vengo a dir quod scripsi scripsi,
Però che ’l mio signor m’impose questo,
Per confirmar con la tua Maestate
Pace, che sia di buona voluntate.