4 Or chi vedessi al vento gli stendardi
Bianchi, azurri, vermigli, e neri e gialli,
E serpenti e leon, cervieri e pardi,
E sentissi il tumulto de’ cavalli,
E l’annitrir per le tube gagliardi;
Istupefatto sarebbe a guardalli,
Tanti strumenti e vari segni e strani
Si sentiva e scorgeva de’ Pagani.
5 Ma Guottibuoffi, che ne dubitava,
Ch’era famoso vecchio Borgognone,
Ognidì con Orlando ricordava
Che si facessi altra provvisione,
E tuttavolta il campo rafforzava;
Orlando, qual si fusse la cagione,
A questa volta non ci ponea cura,
E non parea che conosca paura.
6 Ulivieri avea il dì dinanzi detto
Che fatto avea molto terribil sogno,
Tanto che messo gli aveva sospetto,
Per che di Daniello avea bisogno.
Orlando disse: Chi fa col barletto,
Pensa quel che farebbe con un cogno:
Ed avea detto in suo linguaggio, e tosto,
Onestamente, che sognava il mosto.
7 Credo che Orlando, come antico e saggio,
Cognosceva il suo mal già presso al fine;
Ma non mostrava nel volto il coraggio,
Ed aspettava corona di spine
Omai di Spagna e ’l tributo e l’omaggio:
E poco vaglion le nostre dottrine:
Però che quando un gran periglio è presso,
Difficil molto è consigliar sè stesso.
8 La mattina Ulivier per tempo è ito
In su ’n un monte, e Guottibuoffi v’era,
Che sempre stava la notte assentito,
Ed ordinava le guardie ogni sera:
Intanto, com’io dissi, è comparito
Del re Marsilio già la prima schiera,
E cognobbe gl’inganni de’ Pagani,
Che cominciavon già a calare a’ piani.