49 Quivi già i campi l’uno all’altro accosto,
Da ogni parte si gridava forte:
Chi vuol lesso Macon, chi l’altro arrosto;
Ognun volea del nimico far torte:
Dunque vegnamo alla battaglia tosto,
Sì ch’io non tenga in disagio la morte,
Che con la falce minaccia ed accenna
Ch’io muova presto le lance e la penna.
50 Orlando aveva alla sua gente detto:
Della battaglia ognun libero sia:
Qui non è cavalier se non perfetto;
E Micael vi farà compagnia.
Astolfo il primo si mosse in effetto,
Vennegli incontra Arlotto di Soria;
E l’uno e l’altro abbassò la sua lancia,
E Siragozza si sentiva e Francia.
51 Or non ci far questa volta vergogna:
Pòrtati, Astolfo, come paladino;
Attienti al legno forte, e, se bisogna,
Abbraccia quel come un tuo nipotino,
Però che Arlotto sorian non sogna,
Che vien di verso il campo saracino:
E con sopportazion tutto sia detto,
Che invero Astolfo n’aveva difetto.
52 Tanto che, come la lancia ebbe in resta,
Ed Ulivieri a Orlando dicea:
Che sì che Astolfo farà bella festa!
In questo tempo allo scudo giugnea
Il Saracin con sì fatta tempesta,
Che mancò poco che non s’apponea
A questa volta d’Astolfo il marchese;
Se non che a schembo la lancia lo prese.
53 Astolfo ferì lui discretamente,
Perchè la lancia alla vista gli appicca;
E fu quel colpo per modo possente
Ch’un palmo e mezzo di ferro gli ficca;
E mandò presto fra la morta gente
L’anima, e ’l corpo di sella gli spicca:
Adunque Astolfo ha fatto il suo dovuto,
Poi che il Pagano e non lui è caduto.