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canto decimonono. 45

2 Partironsi costoro alla ventura;
     Vanno per luoghi solitari e strani,
     Sanza trovar mai valle nè pianura,
     Non senton cantar galli, o abbaiar cani:
     Pur capitorno in certa parte oscura,
     Ove e’ sentiron di luoghi lontani
     Venir certi lamenti afflitti e lassi,
     Che parean d’uom che si ramaricassi.

3 Dicea Morgante a Margutte: Odi tue,
     Come fo io, un certo suono spesso
     D’una voce che par che innalzi sue,
     Poi si raccheti? ella debbe esser presso.
     Margutte ascolta ed una volta e due,
     E poi diceva: Anch’io la sento adesso;
     Questi fien malandrin, ch’assalteranno
     Qualcun che passa, e rubato l’aranno.

4 Disse Morgante: Studia un poco il passo,
     Veggiam che cosa è questa, e chi si duole;
     Al mio parere, egli è quaggiù più basso,
     Però per questa via tener si vuole;
     Chiunque e’ sia, par molto afflitto e lasso,
     Quantunque e’ non si scorgan le parole:
     E se son mascalzon, tu riderai,
     Ch’io n’ho degli altri gastigati assai.

5 Poi che furono scesi una gran balza,
     E’ cominciorno da presso a sentire,
     Però che sempre il lamento rinnalza;
     Una fanciulla piena di martire
     Vidono alfine scapigliata e scalza,
     Ch’a gran fatica poteva coprire
     Le belle membra sue, tanto è stracciata,
     E con una catena era legata.

6 Ed un lione appresso stava a quella,
     Che la guardava; e come questi sente,
     Fecesi incontro la bestia aspra e fella:
     Vanne a Morgante furiosamente,
     E cominciava a sbarrar la mascella,
     E volere operar l’artiglio e ’l dente:
     Morgante un gran susorno gli appiccoe
     Col gran battaglio e ’l capo gli schiaccioe.