Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/169

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Vescovo che vi era un forestiero tanto religioso, questi lo volle conoscere e lo invitò a pranzo. E, dopo i soliti discorsi convenzionali, il buon Vescovo attaccò uno sperticato elogio del buon esempio che dava Mayer con la sua osservanza delle pratiche religiose.

— Purtroppo — proseguiva il buon Vescovo — in questa Italia, cuna e sede della cattolicità, vi sono moltissimi che non osservano le vigilie, non praticano i sacramenti, non osservano le feste, non han rispetto per i ministri di Dio, bestemmian come turchi il Suo Santo Nome, sono impuri, si ubriacano, vengono ad amoreggiare nel tempio di Dio. Peggiori dei bruti, al di sotto di qualunque bestia, peggiori perfino di qualunque ebreo....

E l’ebreo Mayer, raccontandomi questo suo caso, ci rideva su a crepapelle.

Io ho vissuto assiduamente accanto a questo originale, da Martorelli, un anno intero. Egli faceva la più libera vita artistica, nè si era accorto di esser vecchio. Una sera, però, mi tornò a casa con una gamba rotta per una caduta dall’asino e, mentre lo portavano in letto, mi disse:

— Oggi ho saputo con sicurezza che sono un vecchio. Quando son caduto e mi sforzavo per rialzarmi, una donna con tanta bontà ha detto: «Povero vecchio, aiutiamolo!...»


Il Martorelli mi ha anche raccontato come Turner, mentre dimorava nella sua locanda, mandò ad esporre a Londra certi suoi quadri. Pare che alla mostra gli ordinatori gli scrivessero per sapere quale ne fosse il lato alto, non sapendo da qual lato attaccarli. Ed egli rispose:

— Da qualunque lato è lo stesso.

Al tempo di Turner, dicevami Martorelli, vi erano alla sua tavola una quarantina di Inglesi e, poi, una tavolata di Francesi a capo della quale sedeva il Francais! Finalmente ad altra tavola stava un turbinio di Tedeschi,