Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/56

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role.... ed io me la diedi a precipitosa fuga. E non so per quanti anni non son più ricapitato per quella via.


All’uscita dal collegio, divenuto padrone di me, non pensai solo alle amorose imprese; bensì anche, e con assai maggior fervore, all’Arte. Nella quale tutto mi rifugiai dopo tanta delusione.

Appena fuor del collegio, dopo aver avuto qualche consiglio artistico dal barone Camuccini, che allora nella pittura andava a Roma per la maggiore, frequentai lo studio del pittore Coghetti il bergamasco; ed in questo conobbi i pittori Agneni e Massabò. Entrai, poi, nello studio di quest’ultimo, perchè mi pareva che colorisse meglio del Coghetti. Ma, non soddisfacendomi nemmen lui, più tardi, e fu nel ’48, andai nello studio di Francesco Podesti.

Ciò avveniva nei primordii dei miei studi artistici. Ma, nello stesso tempo, andando l’estate con la madre in villeggiatura per i Castelli Romani, io cercava di disegnare e dipingere la natura. Ed, in ciò, io mi trovava in contradizione con tutto quanto mi avevano insegnato nelle scuole. Fin da allora comprendevo che non erano le discipline insegnatemi adatte a trovar fondo all’universo. Compresi che il cielo dovea avere il suo fondo, l’aria la sua leggerezza, le cose lontane il mistero, quelle davanti la chiarezza.