Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/50

Da Wikisource.

Clusi,adunque,non è assolutamente esistita nel 1162; perchè non ha esistito mai in Lucania,neppure a tempi di papa Pelagio. Epperò l'agiografo saponarese,che scrisse come se ancora fosse in piedi ai suoi giorni la sede episcopale <clusitana> non potrebbe essere scrittore che viveva veramente nel 1162.'Chi scrisse dunque questa parte della leggenda laveriana e quando essa fu scritta,se non fu nell'anno che porta in calce, del 1162. Io affermo due cose,e sono che lo scrittore della seconda parte della leggenda non du nè il diacono Roberto, nè altri che siasi persona del xii secolo, ma si scrittore di tempi relativamente moderni e affermo che le notizie in quistione furono da costui ricavate dalle lettere pelagiane,come egli però le leggeva nel Decretum di Graziano. Escludiamo innanzi tutto(per assolvere una promessa dianzi accennata)che le notizie degli antichi vescovi grumentini siasi potuto cavarle dai <vetusti documenti> che si accennano nel prologo. Abbiamo,in contrario, un solo argomento e perentorio: e questo è che pei tempi,nei quali quei vescovi si dicono vissuti,non era nato ancora l'uso dei nomidi famiglia, ovvero casati. Non poteva,adunque,nessun genuino documento anteriore al secolo,non poteva aver dato ai vescovi Rodolfo e Giuliano i cognomi di Alano e di Patoma,nè a Sempronio quello di Attone o Azone;non poteva adunque il diacono Roberto averli pescati dai <vetusti monumenti>