Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/209

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i veneziani da un lato, e, da lui guidati, gli estensi da un altro. Ma nuovo impedimento nacque dalla gara fra i duchi per la suprema direzione dell’impresa, e dalla mutazione nel comando delle truppe venete, essendo stato al Pesaro sostituito un Giustiniani, molto desideroso di acquistar rinomanza operando da solo . Il 23 di agosto dava conto Raimondo di un congresso a Figarolo tra il duca e i veneti; i quali tosto dopo assalirono il forte di Lagoscuro di là dal Po, senza punto mandare al duca i duemila uomini che dovevano coadiuvare, secondo il convenuto, gli estensi nell’assalto d’altro forte di qua dal Po; al quale scopo, dice Montecuccoli avesse in pronto il duca “otto pezzi di cannone grosso, guastatori, ponti d’assalto ed altre macchine”. E sopra i soldati ducali, così abbandonati, potevano, se fossero stati battuti i veneti, piombare improvvisi i pontificii. Irritatissimo era perciò Raimondo contro i veneziani, come apparisce da ciò che in quella circostanza ebbe a scrivere in biasimo della mal condotta impresa di Lagoscuro. Ed aggiungeva egli in quella lettera: “Se noi potessimo qui operare da soli, daressimo anche noi materia di scrivere e di parlare; ma soli siam pochi, e accompagnati manchiamo dell’autorità di poter disporre a modo nostro, ma qualche santo ci aiuterà”. E in altra sua lagnavasi che nessun sussidio di truppe volessero dare i veneti per tentar qualche altro acquisto, e non lasciare in ozio i soldati; e perché nulla era a sperare dal Giustiniani, si ricorse al senato; e finiva dicendo: “Beato chi può fare da sé senza farsi aitare!” alludendo con ciò ai toscani, più liberi nei movimenti loro. A crescer noie e molestie al duca, ad ogni tratto giungevangli novelle di danni recati ai sudditi suoi dai nemici. Già sino dal dì 19 di agosto scrivevagli da Guiglia il marchese Francesco Montecuccoli, che i pontificii, da prima ributtati dagli uomini di quel suo feudo, vi erano finalmente penetrati, ed interamente devastatolo, miravano allora a Montetortore. Apparirà poi singolare che non potesse esimersi esso marchese