Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/262

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uopo dovevano unirsi. Scriveva pertanto Raimondo il 25 di dicembre al duca di Modena, che gli era stato revocato dall’arciduca il permesso di venire in Italia; il che ripetendo con altra lettera del 10 di gennaio 1646, aggiungeva essergli stato commesso il comando di tutta la cavalleria. Se non che, giunto l’esercito ad un paese dal Torresini indicato col nome di Khattavri, ove ebbe luogo un consiglio di guerra, le nevi cadute in abbondanza impedirono che più oltre si procedesse. Nulla potendosi fare per allora, ottenne finalmente Raimondo di poter partire per Modena, purché non rimanesse assente più che tre settimane. Agevole non sarà stato invero il compito ch’egli assumevasi, di traversare sì gran tratto di paese e le montagne in così rigida stagione: se non che a cotal genere di fatiche egli erasi avvezzato sino dalla prima giovinezza. Brevissimo fu questa volta il soggiorno di Raimondo in patria, essendoci noto che il 16 di marzo, reduce da Scandiano ov’era stato ad ossequiare il principe Borso, si disponeva alla partenza. Nel dì successivo scriveva una lettera all’amico Bolognesi, speditagli poi dal marchese Massimiliano quando già s’era egli posto in viaggio, colla quale accompagnava l’agente suo Pietro Ricci, da lui mandato a riprendere i mobili suoi, le argenterie e le gioie, che il Bolognesi aveva con sé portato a Correggio per porre quelle cose in sicuro dagli imminenti pericoli di guerra, come è detto in una lettera di Massimiliano, quando cioè si temettero, secondo narrammo, conflitti colla Spagna. Eseguì il Ricci l’incarico avuto, e quegli oggetti ch’erano proprietà di Raimondo, furono portati nel monastero di San Geminiano in Modena, e dati in custodia a suor Anna Beatrice, sorella di lui, come aveva egli disposto . Fu questo l’ultimo servigio dal Bolognesi renduto a Raimondo, imperocché nell’anno medesimo venne egli a morte in una sua villa presso Correggio, ove aveva preso dimora. Fu uomo di molta benemerenza, ed in una carta dell’archivio di stato è detto “il più grand’uomo ch’abbia colà (in Correggio) sortito i natali dopo