Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/320

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giostra era egli a Genova, e di là passar doveva a Roma , come Giuseppe degli Oddi, agente in quest’ultima città del cardinal d’Este, c’informa con una sua lettera in data dell’8 di maggio. In questa, rispondendo al cardinale che commesso gli aveva di offerire a Raimondo, poi che giungesse a Roma, un appartamento nel suo palazzo, diceva averlo già preparato e provveduto delle cose necessarie per poter trattarlo nel modo più conveniente; ma temeva esser prevenuto dall’ambasciator veneto, amicissimo di lui, il quale volendolo presso di sé, aveva di tal maniera disposto le cose, da venire avvisato da Genova quando foss’egli per partirne. E accadde infatti che a lui presentatosi l’Oddi appena lo seppe in Roma, intese che già aveva accettato l’invito di quel diplomatico, né altro poté fare se non offerirsi ai servigi di lui. Scrisse egli poi delle belle accoglienze che dal suo ospitatore riceveva Raimondo, al quale molti nobili veneti ei presentò, intralasciando ancora, per onorarlo, di andare coll’ambasciator di Francia a Tivoli secondo gli aveva promesso. Il non aver il cardinal d’Este offerto al Montecuccoli il suo palazzo di Roma fin da quando si trovò in Modena, potrebbe dar luogo a congetturare che o improvvisa ed anticipata fosse la sua partenza dalla città, o improvvisa la determinazione di passare in Roma il tempo che forse proposto si era di dedicare al suo paese. A Vienna non era ancor giunto Montecuccoli il 1° di giugno, scrivendo di là il Siri che vi si aspettava; certi riscontri mostrano però che vi giunse in quel mese. Andò nel successivo al suo castello di Hohenegg per godervi la campagna, la libertà e il fresco, secondo egli stesso scriveva; e nell’agosto occupavasi in Vienna nel ricercare pel granduca di Toscana un ufficiale che lo servisse come capitano tenente nella sua guardia delle corazze. Propose egli tra gli altri un Naccarelli, soldato di buon conto che da vent’anni militava tra gl’imperiali; ma inteso poi che si desiderava tedesco, mandò a Firenze un Hacirsbach, sergente maggiore austriaco .