Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/342

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sprovveduta. Lo stesso Montecuccoli, scrivendo al principe toscano che in breve sarebbero stati all’ordine forse ventimila fanti e otto o diecimila cavalli, lasciava presagire che se maggiormente si fossero turbate le cose, non avrebbe avuto il permesso di allontanarsi. Ma non essendosi presa per allora risoluzione nessuna, poté egli intraprendere quel viaggio.

Era rimasta Cristina insino allora a Brusselles, donde scriveva al cardinal d’Este per rimettere nella grazia di lui e del duca suo fratello, Cesare ed Alessandro fratelli Hercolani, che scontato avevano nell’esiglio, come si legge nella sua lettera che è nell’archivio estense, “i loro trascorsi col defunto conte Grazi”. E al cardinal Barberini aveva scritto, acciò a quelle di lei unisse le istanze sue. Partiva poi essa da quella città il 5 di settembre, e le onoranze che in quel viaggio le furono rese, e le visite di principi e di ministri ch’ella ricevette, si ponno leggere nella biografia che di lei scrisse il Priorato, che più offici, anche diplomatici, per lei sostenne : noi ci restringeremo a dire, esser ella stata raggiunta dal Montecuccoli nel villaggio di Wisendorp (come scrive Priorato) mentre s’incamminava verso Oberhausen sul Weser ad una lega da Augusta. Con straordinario contento, dice il biografo, venne egli accolto dalla regina, che seco il volle nella propria carrozza. Nel villaggio or nominato di Oberhausen si trattenne poi Cristina, tutto il giorno seguente al suo arrivo colà. Aveva il Papa espresso il desiderio, che prima del suo entrare in Italia pubblicamente professasse la religione cattolica, già da lei, come dicemmo, segretamente abbracciata, e inviò a tal uopo ad Innsbruck il celebre letterato tedesco Luca Holstenio, canonico di san Pietro di Roma, che al pari di lei era stato protestante. E la solenne professione di fede ebbe luogo ad Innsbruck. A Trento entrò in forma solenne, cavalcando il principe vescovo a destra del Montecuccoli dinnanzi la sua lettiga; e colà, pranzando essa da sola, si assisero Raimondo e gli altri alla tavola di quel prelato. Onorata di belle accoglienze ovunque passava,