Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/494

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lui, così negli affari di guerra come in quelli della pace, molta autorità gli procacciava. Notava esso altresì che saggiamente approfittavano gl’italiani del suo favore, ed occupavano buone cariche civili e militari, citando ad esempio il Del Carretto, il marchese Pio e il conte Caprara (pag. 88, 89). Anche il valente scrittore alemanno dottor Grossmann, da me già ricordato, in un articolo, troppo per me benevolo, inserito in una Rivista di Berlino, acconciamente notò, che rese Raimondo alla casa d’Austria servigi forse più grandi che non si crede generalmente, non solo in guerra, ma altresì negli affari politici. “Né era raro il caso che, mentre il Montecuccoli trovavasi al campo, gli giungessero direttamente da Vienna, e all’insaputa dei ministri, ordini imperiali, e richieste di pareri e di consigli... aveva egli come Presidente del Consiglio aulico di guerra voto definitivo. Tutto sommato, in una parola, il grado tenuto da Raimondo sotto l’imperatore Leopoldo non fu guari dissimile da quello che ebbe già il principe Eugenio durante il regno di Carlo III” . Al Montecuccoli come presidente del consiglio aulico di guerra, è dovuto il buon avviamento dato allora alle cose della milizia e, al dire del Mailàth, la riforma dell’esercito imperiale, o, come scrisse il nunzio veneto Contarini, la fermezza e il mantenimento delle linee in quelle truppe. A ragione pertanto asseriva lo spagnolo don Giacinto Vera (come si ha da una relazione che citeremo d’un cavalier Borgognone) che quando si trovava Montecuccoli in consiglio, era come una lucerna che dirada il buio delle cose. Quanto tempo rimanevagli libero impiegò egli allora nello stendere quel dotto e bellissimo suo libro: L’Ungheria nel 1673, il quale rimasto inedito sino ai giorni nostri, fu dal Grassi nel 1831 posto in luce, insiem con altre opere di lui. Lo trasse egli dal pregevole manoscritto delle opere di quell’illustre modenese, che appartenne al pittor Bossi, e che ora è da me posseduto; ma prese errore reputandolo da lui scritto nel 1673, quando era esso, come ve-