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Camera dei Deputati — 73 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



curazione per il futuro; lo inchiodano in altri termini in una posizione che, per la sua radicale opposizione al ruolo che gli viene assegnato in pubblico, costituisce l’unica efficace garanzia di controllo di un personaggio la cui abilità essi sono i primi a valutare adeguatamente, ed i cui precedenti non rassicurano sulla fedeltà alle scelte di campo adottate.

Quello che accade nel 1950 è dunque la scissione dei due aspetti del personaggio Gelli: il Gelli nero, di solidi trascorsi fascisti, rimane quello pubblicamente noto e, a quei trascorsi viene riallacciata senza soluzione di continuità l’iconografia ufficiale del personaggio; da questa viene estratto il secondo volto del Gelli, il Gelli rosso, fermato in un documento custodito negli archivi, e di esso viene fatta sparire accuratamente ogni traccia. Il collegaulento tra i due è patrimonio conoscitivo detenuto da chi è in possesso dell’informativa ed assicura il controllo del personaggio.

La soluzione prospettata è l’unica tra quelle in astratto ipotizzabili che fornisca adeguata spiegazione alle contraddizioni che abbiamo messo in evidenza nel corso dell’analisi sui documenti sinora condotta. Secondo la linea interpretativa proposta appare chiaro perchè i Servizi organizzino quello che abbiamo definito un cordone sanitario informativo attorno alla figura di Licio Gelli ed al contempo trova adeguata spiegazione la presenza di un documento, in questo contesto, quale l’informativa: un documento che ad un primo livello di analisi sembra al tempo stesso denunciare e smentire l’inerzia del Servizio nei confronti di Gelli. Per superare tale ambdvalenza è necessario infatti porsi in un’ottica che centri l’attenzione, prima ancora che sul suo oggetto, al quale essa capziosamente ci avvia, sulla sua funzione; un’ottica che non si lasci fuorviare privilegiando quanto nell’informativa viene detto in termini espliciti, per tralasciare così quanto essa implicitamente rappresenta per la sua presenza nel fascicolo di Licio Gelli. Diversamente operando si finisce inevitabilmente sul terreno della polemica, di evidente significato politico immediato, se Gelli sia o meno attribuibile a Servizi segreti di paesi dell’Est — tema questo da non considerare certamente risolto — per ignorare che prima ancora Gelli è comunque sotto il controllo diretto dei Servizi che dovrebbero operare tale verifica.

Nell’ambito di queste argomentazioni viene allora a chiarirsi secondo una luce significativa il disguido che interviene tra periferia e vertice dei Servizi quando il comandante di un centro ebbe a vedersi minacciato l’esonero dal servizio per le incaute iniziative prese sul Gelli, che ormai — d’altronde siamo negli anni settanta — è personaggio di ben altra levatura rispetto agli esordi. L’ignoranza della sede periferica sulla qualità di Gelli come elemento del Servizio dimostra che la sua posizione, e la pratica relativa, non è mai stata quella di un qualsiasi agente ma quella di persona che sin dall’ingresso nell’orbita del Servizio ha interessato il vertice della gerarchia, per la qualità delle operazioni alle quali applicarlo. Per usare le parole della reprimenda del capo del reparto D al comandante del centro periferico, il Gelli era insomma «persona influente e utile al Servizio».