Pagina:Ricerche sopra l'aritmetica degli antichi.djvu/2

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È maraviglia come gli Antichi abbiano rivolto sì grande studio alla matematica e ad ogni scienza che si fondi sui principj di essa, mentre poi sì deboli presso loro appajono i progressi dell’aritmetica, se di questi progressi e di quello studio vorremo giudicare dagli avanzi, che l’età ne ha lasciati. Qui non ci faremo ad annoverare i libri tutti che ci rimangono su tali argomenti. Un catalogo ne fu già formato da Eduardo Bernhard, e ne fu proposta la collezione in quattordici volumi, come può vedersi nella vita, che dello stesso Bernhard scrisse Tommaso Smith (Fabric. bibl. gr. 3, 23). Non però vorrà dirsi che un tempo si riconoscessero meno i pregi dell’aritmetica, e perciò gli uomini dotti vi si addessero meno; avvegnachè la riguardavano anzi la più antica d’ogni altra scienza e la più necessaria, siccome quella che all’altre ne scorta (V. Jamblich. in Nicomach. Arithm. pag. 10, edit. Arnhem. 1668). Essa è, come osserva Platone, che attende a spiegar le ragioni, ed a condurre gli affari dell’umana società: essa è a’ filosofi utilissima, non meno che a’ condottieri d’eserciti: essa forma l’ingegno, e lo dispone a più nobili dottrine (de rep. dial, 7).