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ricordi di londra. 27

forze dell’esercito inglese, e furono scritti poco prima della battaglia di Waterloo; i circoli rappresentano le navi della flotta inglese e della francese, e furono fatti poco prima della battaglia di Aboukir; la somma è del Wellington, lo schizzo è del Nelson. Manoscritti del Galileo, del Newton, di Michelangelo, del Franklin, del Washington, del Molière, di Carlo V, di Pietro il Grande, del Durer, del Lutero, del Tasso, del Rousseau, del Cromwel, ce n’è da dare e da serbare. Ma ecco un’altra strana cosa: mentre ora non so che darei per avere sotto gli occhi una sola di quelle carte, allora che avevo solo da chinarmi per vederle, non provavo nemmeno un’ombra di curiosità; e quel ch’è più strano, prevedevo, ero sicuro che poi mi sarei pentito di non averle guardate. E mi rimproveravo, e domandavo a me medesimo: — Ma perchè non sei curioso? — e mi rispondevo: — Non lo so; — e sentivo una maladetta smania di andar via, e correvo per quelle sale con una barbarica indifferenza per tutti quei tesori in mezzo ai quali ci sarebbe di che passare un mese in una continua successione di piaceri.

Mi paghi no!

Uscendo dal Museo intesi brontolare queste parole da uno sconosciuto che stava per entrare. Oh dolcissima lingua! dissi tra me; e mi fermai a guardare lo sconosciuto. Era uno che pareva un operaio, e discorreva con una donna che aveva l’aria d’esser sua moglie. Accortosi che m’ero voltato, si voltò egli pure, e sorprendendomi a sorridere, vedete un po’ la combinazione! invece di capire ch’ero un suo compatriotta perduto nel gran mare di Londra, che il suo paghi no m’aveva rallegrato il cuore, e che, se avessi osato, l’avrei invitato a desinare con un matto piacere, non gli frulla pel capo ch’io abbia fatto l’occhietto a sua moglie? e non risponde al mio sguardo soave facendomi due occhi di basilisco? e vedendo che io continuo a guardare, non fa un passo avanti coll’aria di venirmi a dare un cappiotto? Ingrato lombardo! — mormorai mestamente ripigliando la mia