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Dessi vengono dagli Abbruzzi, dalla regione dei Ciociari, dalle sponde del Liri, e sovratutto poi da tutti i paesi della campagna latina. Si direbbero rinnovate le feste di Giove Laziale, tante sono le migliaia di visitatori diversi gli uni dagli altri, per foggia di vestire, per dialetti. Dessi scendono dalle colline cantando il loro ora, e l’udirli, il vederli in quella campagna di stile grandioso, sull’ampia strada lungo al fiume, in abiti rossi, verdi, turchini, col lungo bordone in mano, forma propriamente uno spettacolo degno dell’attenzione dell’artista, del poeta, e dello storico.

III.

Era uscito a cavallo il giorno in cui dovevano giungere le prime compagnie di pellegrini, per godermi a mio bell’agio questo spettacolo del medio evo. La comarca di Roma a cui appartiene tuttora Genazzano, ha per confine a levante della città un affluente del Sacco, che si varca per mezzo di un ponte in pietra, il ponte Orsini, rinomato anticamente per le aggressioni de’ briganti. Al di là comincia la legazione di Fresinone. Ivi le colline scendono dolcemente verso il fiume, e si apre alla vista lo stupendo colpo d’occhio della pianura, dei monti Volsci, della Serra delle alture di Olevano, riccamente imboschite. La località era adatissima per aspettare i pellegrini, imperocchè prima di avviarsi al santuario, fanno ivi una breve sosta, quindi varcano il ponte cantando, e trascinandosi sulle ginocchia in doppia fila, gli uomini da una parte, le donne dall’altra. Regolava il canto una vecchia donna, la quale alzandosi dopo avere attraversato il ponte in ginocchio, proruppe in un sonoro «Evviva Maria!» al quale rispose tutto il coro. Allora la processione si pose di bel nuovo in moto, intuonando, ad onta tutti fossero stanchi, ora un uomo, ora una donna, le litanie. Questo canto uniforme, schietta espressione dei sentimenti religiosi di quei popoli, che si avvicenda come il frangersi delle onde del mare alla spiag-

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. I. 21