Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/364

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Esistono inoltre in Ferentino vari monumenti del medio evo degni di attenzione, fra quali voglio ricordare almeno la graziosa chiesa di S. Maria Maggiore. Sorge questa sur una piccola piazza, nella parte inferiore della città, ed è una fra le opere più perfette di stile gotico-romano nel secolo XIV e XV, che esistano nel Lazio. Mi dissero sia affatto simile alle due chiese di Fossanova e di Casamari, che non ho viste ancora. Ad onta che più di ogni altra cosa m’interessino i monumenti del medio evo, e che per la natura de’ miei studi, la mia attenzione sia rivolta più di tutto alle iscrizioni che riguardano Roma in quel periodo, non trascurai però di farmi condurre alle antichità romane, che stanno disperse qua e là nella città. Se non che, queste non sono nè molte, nè di grande interesse. Sotto questo aspetto gli abitanti di Ferentino menano gran vanto del così detto Testamento. Mi dovetti arrampicare con gran fatica sulla roccia, e fra le spine di un monte, in parte coltivato a vigneti, per arrivare a questa meraviglia, e finalmente mi trovai di fronte ad una grande iscrizione scolpita nel vivo sasso. I caratteri di questa erano elegantissimi, e vi si diceva che Aulo Quintilio, quattro volte edile, era stato benefattore della sua patria, avendo lasciato a questa per testamento tutto il suo avere, e che il municipio per gratitudine aveva decretato gli fosse eretta una statua nel loro.

Allorquando, stanco di tutte queste escursioni, feci ritorno alla mia locanda presso la porta di Frosinone, trovai tutta quanta la casa in moto. Erano ultimati in quel giorno gli esami pubblici al ginnasio della città, e parecchie famiglie agiate delle città dei dintorni, erano arrivate per ritirare i loro figliuoli, e portarli a casa a passare le vacanze autunnali. Padri, madri, ragazzi occupavano tutte le stanze della locanda, facendovi un chiasso il quale non aveva fine; gli uni partivano, gli altri pranzavano, gli altri si preparano a passare la notte, e durai grande fatica a potermi conservare la camera che mi era stata fissata dapprima. Se non che mi fu impossibile quietare, imperocchè