Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/439

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non poeti vedere Isola, che già si avvicinava la notte. Giace questo paesello in una bell’isola del Liri, ombreggiato da folte piante. All’estremità dell’isola le acque del fiume, di colore smeraldo, si precipitano impetuose a modo di cascata. Superiormente all’isola sorge una rupe dell’altezza di un ottanta piedi circa, in cima alla quale torreggiano le rovine di un antico castello. Si ode da lontano il romore delle acque, ed avvicinandosi la vista è rallegrata sia dal corso del fiume stesso, sia di molteplici canali i quali mettono capo in esso, dopo aver irrigato campi popolati di stupendi platani, pini, e ricchi della splendida vegetazione dei paesi meridionali colà dove abbondano le acque. Il fiume è già grosso a quel punto, perchè poco sopra l’isola riceve il tributo del Fibreno, e non giova unicamente a fertilizzare i campi, ma dà moto eziandio a moltiplice fabbriche di carta, di panni, le quali procurano lavoro ad alcune migliaia di operai, e diffondono il ben essere, l’agialezza nella contrada.

II.

Tanto Isola quanto Sora sono paesi industriali, e la buona e bella strada che li congiunge, è fiancheggiata da fabbriche, da casini, da giardini. Havvi quasi un oasi sorprendente di bella coltivazione, e rallegra il trovare finalmente lo spettacolo dell’attività umana, in queste regioni così belle, cotanto derelitte.

Mi portai a Sora, distante appena un’ora, con un bel lume di luna, prendendo posto in un Char a’ bancs, che quivi, non so perchè, si dà tal nome francese al curricolo napoletano che comincia ad esservi in uso, e che si spinge di galoppo, a furia di sferzate al povero ronzino che lo trascina. Il lume della luna rendeva più bella ancora quella contrada già così amena per sè, e l’aspetto moderno di tutte quelle costruzioni; imperocchè la prosperità materiale di Sora e d’Isola non data che dal principio