Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/592

Da Wikisource.

— 240 —

la quale gli venne posta solennemente in capo nella cattedrale di Palermo il giorno di Natale del 1130, e tale si fu l’origine del regno delle due Sicilie.

Ruggero provvide allora all’ordinamento della sua monarchia, ed in presenza dei baroni dovette pensare ad ordinarla splendida, solenne, sicura. Creò sette grandi ufficiali della corona, un contestabile, un grande ammiraglio, un gran cancelliere, un gran giudice, un gran ciambellano, un protonotario, un gran maresciallo, e questi composero il suo consiglio. Si circondò di un cerimoniale orientale, affidando la custodia del sua palazzo ad eunuchi ed a guardie saracene, sulle quali poteva riposare. Il suo regno trascorse in continue lotte, in continua guerra. Seppe tenere in freno tutti i suoi nemici, interni ed esterni; ispirò terrore in Costantinopoli stesso all’imperatore greco, il quale non voleva rinunciare a’ suoi diritti sulla Sicilia; s’impadronì di Corinto, di Alene e di Tebe. Portò di Grecia a Palermo molti operai abili nella filatura e nella tessitura della seta, contribuendo per tal guisa a propagarla nell’Occidente. Venne tessuto nelle fabbriche di Ruggero, il pallio famoso che vestirono più tardi gl’imperatori germanici nell’atto della loro incoronazione, Ruggero conquistò Malta, spedì centocinquanta legni in Africa, e punì quello stesso regno di Kairewan, il quale aveva conquistata la Sicilia. Durante il suo regno la potenza normanna si era sviluppata con una prontezza meravigliosa. Desso morì il 26 febbraio 1154 in età di cinquantanove anni. Fu principe distinto per prudenza, valore, giustizia, e per potenza d’ingegno. Fu bello di persona, di modi disinvolti e distintissimi. Verso gli Arabi fu tollerante, tenendo in conto le loro scienze e le loro arti. Accolse fre gli altri onorevolmente la sua corte Edris Edscheriff, il quale era stato esiliato dall’Africa, e questo dotto arabo gli fabbricò una sfera terrestre in argento, sulla quale erano disegnate tutte le contrade in allora conosciute, colla loro denominazione in lingua araba, e quel lavoro era del peso di ottocento marchi. Scrisse parimenti Edris una geografia, conosciuta ge-