Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/651

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Imilcone penetrò al mattino nella città deserta, dopo otto mesi di assedio. Gli abitanti che erano rimasti in città vennero uccisi dai Cartaginesi. Narrasi fosse rimasto fra gli altri pure il ricco Gelia, ed avesse cercato rifugio nel tempio di Atene, se non che, vedendo che gli Africani non usavano rispetto neppure ai tempii degli Dei, appiccò il fuoco a quello dove aveva sperato trovar salvezza, ardendolo con tutti i doni votivi. Il bottino in Agrigento, il quale non era stato soggetto mai dapprima ad invasione nemica, e che secondo la testimonianza di Diodoro era fra le più ricche città della Grecia, dovette per necessità essere stato immenso. Imilcone mandò i principali capi d’opera delle arti belle, quali trofei della vittoria, a Cartagine, dove più tardi vennero nelle mani dei Romani. Lasciò Agrigento deserto, e pose fuoco ai tempii, del quale incendio scorgonsi oggidì tuttora le traccie, nelle rovine di quelli. Dopo poi avere i Cartaginesi ivi passato l’inverno, Imilcone, fece rovinare tutta quanta la città; e Diodoro narra che fece rompere nei tempii gli ornati, e le sculture, le quali erano state rispettate dal fuoco. Fu grande quella perdita per la civiltà, propriamente nel più bel fiore dell’epoca di Pericle; e dopo che la Sicilia fu devastata da altre guerre, e depredata miseramente da Verre, rimase l’isola povera di opere d’arte. I due popoli i quali distrussero la dominazione greca in Sicilia, i Cartaginesi ed i Romani si diportarono da barbari l’uno al pari dell’altro.

Questa fu la dura sorte toccata ad Agrigento nell’autunno dell’anno 406 prima dell’era Cristiana, e dopo d’allora più non si riebbe quella città sebbene sia stata popolata di bel nuovo, e sebbene venga ancora di essa fatta menzione nella storia. Rimase deserta fino ai tempi di Timoleone, se non totalmente disabitata. Quel grande cittadino di Corinto vi portò una colonia nell’anno 341; in guisa che col tempo la città prese a risorgere, particolarmente durante la tirannia di Agatocle di Siracusa, allorquando questi, nell’idea di farsi signore di tutta la Sicilia, stava preparando l’arrischiata sua spedizione d’Africa. Se