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XVIII.


     Signore Iddio, che se’ signor del tutto,
Deh piacciati, ch’io possa fare e faccia
Tutto quello, che a te, Signor mio, piaccia,
Sì che ’l mio arbor non sia sanza frutto.

     Che i miei peccati m’hanno mal condutto,
E ’l tempo del partir veggo s’avaccia,
E per lo gran bisogno, che mi caccia
A chiederti merzè mi son ridutto.

     Bench’io conosca me non esser degno
Di trovar grazia, sì son peccatore;
Ma fidomi nel tuo esser benegno.

     Perdonami, o santo e ver Signore,
Sì ch’io sia ricevuto nel tuo regno,
Ond’è cessato ogni pena e dolore.