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Risposta.

SONETTO CLXXVIII.


M
Iro in gentil lucido Vetro accolte

Fiammeggiar le virtù, che son più care;
     Per cui trà le memorie altere, e chiare
     Stan l’opre nostre da l’oblìo disciolte.
Volga l’Invidia pur, volga le molte
     Ceraste infette al tuo saper; che dare
     A te morte non può; non può le rare
     Cose adombrar, che son’ al ben rivolte.
E quel Veglio crudel, ch’alto potere
     Hà sopra ogni mortal; già non atterra
     Il tuo valor, che ’ncontr’à lui s’adopra.
D’ogn’altro forsè ei può vittoria havere.
     Di tè non già, che glorioso in terra
     Vivi; e sprezzi di lui l’orgoglio, e l’opra.


Del molto Illust. Sig.

GIO. TOMASO GALLARATI

SONETTO CLXXVIIII.


F
Atto per tè Comica illustre i’ veggio

Di studio, e di saver famoso loco
     Questo, ove già parèa, che ’l riso, e ’l gioco
     Soli havesser l’Impero, e ’l proprio seggio.
Quì come in dotta scola attento seggio
     Frà mill’altri al tuo dir, ch’à l’alma è foco;
     E ’nver, se tante cose in così poco
     Tempo sì ben n’insegni, io che più chieggio?
Come si volga il Ciel, come s’aggiri
     Ogni Pianeta a la sua sfera intorno,
     E virtute à le piante, à l’herbe inspiri.


Come