Pagina:Rime (Andreini).djvu/219

Da Wikisource.

207

Ma se ciò non si deve al merto mio
     Perche ’nteso è da me? perche sperato?
     O perche à me non fia da voi negato,
     Se fora il consentir ingiusto, e rìo?
Poi se m’è tanto caro don conteso
     Che far devrò? cessar forse d’amarvi?
     L’honor forse ritrarre à voi devuto?
Non Isabella nò; perch’anco in darvi
     Riverente, ed humil tale tributo
     Alto ben prova huomo di voi acceso.


Risposta.

SONETTO CLXXXIIII.


S
E i fieri Serpi Hercole invitto estinse,

Hercole tù con valorosi gesti
     Gli empi d’invidia rèa Serpi uccidesti,
     E vinto il Tempo hai tù, s’ei Cacco vinse,
S’egli cotanti Mostri à morte spinse,
     Tù vincesti gli affetti al cor molesti,
     Tu da la Fama illustre manto havesti,
     S’ei del Leon Nemèo la spoglia cinse;
S’egli termine pose à l’Oceàno,
     E tù ’l ponesti à la virtute; intanto,
     Ch’altri à fatica di lontan l’accenna.
Ben degna è certo l’una, e l’altra mano;
     Che quanto l’una alzò la clava, tanto
     L’altra à gloria immortal portò la penna.


Sonetti