Pagina:Rime (Andreini).djvu/297

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Non amerò giamai.
Che ’n un pudico petto
E grave colpa l’amoroso affetto.
Flori.Superba Ninfa hor tù gioisci, e godi
D’esser amata non amante? forse,
Forse avverrà, che un giorno
Amante non amata ancor sarai.
Ma troppo è stato insin’ adhor cortese
Lo sfortunato Alcone;
Che devea torre à forza
Quel, che ’n premio d’amor negato hai sempre.
Troppo, troppo l’offendi.
(E voglia il Ciel, ch’io menta)
Egli dal duolo, dal furore spinto
Farà quel, che non pensi.
Darà necessità l’ardir’ al core.
Credimi Galatea,
Ch’amor sempre è potente,
Ma più potente è, quando sdegno il punge.
Non si sdegna così calcato serpe,
Come si sdegna amore
Quando sprezzato viene.
Non è maggior vendetta
Di quella, che si brama, e si commette
Per l’ingiurie, ch’amando altri sostiene.
La forza adoprerà s’amor non vale;
E di modesto amante
Diverrà involator de’ tuoi tesori.
Gala.Prego, e non forza usar l’Amante deve.
Ma sia pur mia la cura, io non pavento.
Andianne homai, vedi il nemico Alcone,
Che di là se ne vien tutto pensoso,
Flori.O misero, ò dolente.


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