Pagina:Rime (Andreini).djvu/50

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E come l’armonia soàve, e grata
     Nota saria, che fan le sfere alhora,
     Che lieta il suo Fattor ciascuna adora,
     Se non fosse di lei la voce amata?
Io mentre l’odo, e ’n lei lo sguardo affiso
     (Sua mercè, che ’l gioir vero m’insegna)
     Tengo gli occhi, e le orecchie in Paradiso.
Ma perche l’alma à pien quant’in Ciel regna
     Fruisca in dolce suono, e ’n lieto viso
     Veloce tutta in questi sensi vegna.


MAD. XII.


T
Anti sogni la Notte

Non ha quant’io martiri;
     Nè tante fiere son per queste grotte
     Quanti escon del mio cor caldi sospiri;
     E quel che più mi duole
     E, che la Donna mia
     Le mie voci ascoltar cruda non vuole
     Per dubbio, che ’l mio duol la renda pia.


MAD. XIII.


Q
Uest’empia Donna altera,

Che m’ha dal petto il tristo cor disciolto
     Perpetua Primavera
     Hà nel leggiadro volto;
     Ma perch’io viva in un tormento eterno
     Nel sen poi chiude tempestoso Verno.


MAD. XIIII.


P
Er non arder vorrei,

Che ’n durissimo gielo
     Mi trasformasse il Cielo.


Ma